La tecnologia non si ferma mai e, con lei, i nuovi modi di applicarla alla vita di tutti i giorni e al mondo del lavoro. Ecco allora che i droni superano una nuova frontiera e iniziano ad essere utilizzati sottoterra nelle miniere.
E' ciò che sta accadendo a Jundee, nell’Australia Nord-occidentale, a diverse decine di metri sotto terra. Gli scienziati australiano stanno infatti sperimentando dei droni interamente automatici per rivoluzionare l’estrazione mineraria.
Si tratta di droni capaci di volare senza assistenza da remoto nelle parti delle miniere più rischiose per gli umani, andando quindi a risolvere un problema di sicurezza molto importante e ad evitare così incidenti e vite, e di creare mappe tridimensionali estremamente dettagliate dei pozzi, grazie all'utilizzo di un laser simile al Lidar (Laser imaging detection and ranging).
L'obiettivo? Estrarre in quelle miniere molto più oro di quanto se ne estrae attualmente. Si stima che la tecnologia permetterà di portare in superficie il 95% dei minerali presenti nei giacimenti, cosa che con il solo lavoro "umano" non sarebbe possibile fare.
Esistono dei rischi, come la caduta delle rocce che andrebbero a provocare danneggiamenti dei droni utilizzati e, di conseguenza, la perdita dei materiali trovati e, di conseguenza, di migliaia di euro. E, cosa non da meno, il problema di far volare i droni nel buio più totale e senza la tecnologia GPS, impossibile da utilizzare sottoterra.
L’esperimento nella miniera di Jundee rientra in un più ampio sforzo di automazione che l’industria mineraria globale sta portando avanti al fine di abbattere i costi e migliorare la sicurezza nelle miniere.
Le società interessate sono tante, desiderose di sfruttare questa tecnologia dei droni per aumentare le estrazioni, rischiando meno vite e con costi molto minori.