LGS DRONI

View Original

IL DRONE SALVA DISPERSI RACCONTATO DA LGS DRONI DI BRA

Oggi noi di LGS Droni, Azienda che si occupa di servizi di droni in vari settori, con sede a Bra, in provincia di Cuneo, ma attiva su tutto il Territorio Piemontese, da Torino ad Asti, Da Alessandria a Vercelli coprendo tutte le città più importanti delle Langhe e Roero, tra cui Alba, Cherasco, Barolo, La Morra, Serralunga d'Alba e Monforte d'Alba, vi parla di un nuovo servizio drone che sta per essere lanciato in Italia: si chiama Airborne. 

L'idea nasce da una tragedia avvenuta un anno fa, quella dell'hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), quando una slavina si è staccata dal Monte San Vito, travolgendo il resort e togliendo la vita di 29 persone.

In quella tragedia, è stata chiara la difficoltà dei soccorritori ad intervenire tempestivamente: ore di cammino in mezzo alla neve hanno rallentato l'intervento. 

Per evitare difficoltà come queste e per salvaguardare chi interviene, l’università di Bologna ha messo a punto un drone capace di perlustrare rapidamente zone inaccessibili, anche di notte e anche in condizioni estreme e difficili.

«Un quadricottero, di un paio di kg, che grazie a dei sensori Artva (apparecchi di ricerca dei travolti in valanga, nda) può intercettare i segnalatori d’emergenza usati dagli sciatori in meno di un minuto, fino a 300 metri di distanza e sotto un metro di neve» - spiega Lorenzo Marconi, professore del dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione (Dei) dell’ateneo bolognese - Nel caso di dispersi sprovvisti di tale tecnologia, è previsto l’impiego di un drone più grande (circa 4 kg) dotato di micro-radar Recco, un sistema elettronico che consente di ritrovare persone sommerse».

Non solo: il drone sarà in grado di interpretare il tono di voce e il comportamento dei soccorritori, che potranno impartire ordini vocali o gestuali ai droni attraverso microfoni, bracciali dotati di sensori o dispositivi mobili, così da rendere il più semplice possibile la loro gestione.

Un progetto che fonde insieme esseri umani, droni e robot terrestri e che mira a salvaguardare ambiente e persone.

Si punta a rendere reale e utilizzabile in qualunque condizione meteorologica questo drone in massimo 3 anni, provando anche a mantenere i costi limitati.

«Una tecnologia “sociale”, applicata nel contesto dei soccorsi umanitari, da noi definito “mercato orfano”, perché non attrattivo per i grossi player industriali, privo di business e non finanziato dalle amministrazioni per mancanza di fondi – conclude Lorenzo Marconi – L’idea è quindi di fornire i droni in comodato d’uso, una sorta di Pay4Use, con un canone al minuto per l’utilizzo».